giovedì 16 giugno 2011

vita sentimentale di un camionista



Vita sentimentale di un camionista
di Alicia Gimenez-Bartlett

“Era questo che facevano gli uomini di classe, ordinare un whisky alla reception e parlare al telefono con una bella donna, senza preoccupazioni. Avrebbe bevuto da solo, avrebbe acceso la radio, e avrebbe centellinato il suo whisky finché non gli fosse venuto sonno. Così facevano quelli che sapevano vivere”.
“vita sentimentale di un camionista” (pag. 221)

Il romanzo racconta la vita sentimentale di Rafael, un camionista spagnolo, che ama il proprio lavoro e che lo percepisce come mezzo di riscatto e di libertà rispetto ad un destino predestinato di mediocrità. Rafael è un uomo sposato e padre di due bambine, e i numerosi spostamenti, accentuati anche dalla sua totale disponibilità e dedizione totale al lavoro, lo allontanano gradualmente dalla vita quotidiana ed affettiva della sua famiglia. SI sposa molto giovane, a causa di una improvvisa gravidanza, con una ragazza del suo stesso basso livello sociale, e dopo pochissimo tempo l’amore viene sostituito dall’abitudine e l’abbruttimento provocati dalla necessità e dalla quotidianità. Vede una possibilità di riscatto sociale nella professione di camionista, un mestiere che fatto con piena disponibilità, sacrificando spessissimo anche i propri fine settimana, gli garantisce una nuova indipendenza economica, un nuovo tenore di vita per lui e la sua famiglia, ma allo stesso tempo lo allontana dalla vita affettiva familiare, e gli dona quello che lui percepisce come una sua nuova totale libertà. Tutto il romanzo è a mio parere permeato da questa “questione sociale”, del resto dichiarato abbastanza palesemente dall’autrice nella sua prefazione all'ultima edizione del romanzo, dove ci suggerisce di leggerlo, come si guarderebbe un film di Ken Loach. Ma e anche un romanzo in cui si affronta la questione dei generi, infatti secondo me lo si può leggere come lo scorrere di esistenze parallele che hanno due andamenti diametralmente opposti, quella di Rafael sembra avere una parabola in continua ascesa ma che rapidamente precipita, e quella della moglie Mercedes, che attraverso un andamento molto più umile e solido avrà dei risvolti che assumono connotati di assoluto riscatto. Rafael è convinto di avere il controllo assoluto della propria vita, soprattutto sentimentale che gestisce in modo assolutamente promiscuo alternando fidanzate a prostitute più o meno occasionali. Nel romanzo questi rapporti affettivi funzionano però come simbolo e rappresentazione di rapporti di potere in cui Rafael mantiene sempre il ruolo dominante, e questa caratteristica aumenta fino a raggiungere un vero e proprio abuso di potere e di soprusi, quando Rafael incomincia a percepire che tutto gli sta sfuggendo di mano. Il romanzo gli riserva infatti un destino di solitudine e della totale perdita di tutti gli affetti, in una esistenza meschina e arida, mentre alla moglie Mercedes verrà data la possibilità di ricominciare una nuova vita attraverso il riscatto personale e professionale. Mi ha molto interessato il valore simbolico del personaggio di Rafael, nel senso che il suo agire è sempre mirato ad una sorta di riscatto personale rispetto alla condizione di povertà, ma il modo in cui esercita questo suo tentativo di scalata sociale si dipinge di caratteristiche emulative, non spontanee.
Il suo è un egoismo profondo, un vero e proprio individualismo dell’anima.



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