giovedì 24 agosto 2017

Lidia Ravera "Il terzo tempo"

Ma avrebbe ancora avuto, a settant’anni, voglia di partire senza meta, di viaggiare senza biglietto di ritorno, di innamorarsi della noia, di trasformarla in qualche forma di neodandismo che le consentisse, di nuovo, di ammirare se stessa?

Lidia Ravera
“Il terzo Tempo” (pag. 29)





 
Avrebbe voluto dirgli che nessuna vita ha davvero una forma. O forse la scopri alla fine, la forma della tua vita, quando non hai più tempo per compiacertene o dispiacertene.

Lidia Ravera
“Il terzo Tempo” (pag. 193) 

Per un attimo lottò contro la tentazione di raccontare a questo gentile signor nessuno la storia della sua infanzia di velluto, quell’infanzia interrotta dall’epidemia di scelte ribelli che aveva colpito le anime più luminose della loro generazione.

Lidia Ravera
“Il terzo Tempo” (pag. 383)
  
Se sinistra corrisponde a gioventù. Parrebbe piuttosto naturale decretarne la fine, passati i cinquanta. Il problema è semmai che non siamo riusciti a contagiare le giovinezze seguenti. Dopo di noi: tre infornate di giovani dediti alla dissipazione. […]
Dopo di noi sembrano finite le parole, è rimasta solo la musica. 
Ed è inutile continuare ad annusare la landa desolata della maturità alla ricerca del profumo dell’illusione.

Lidia Ravera
“Il terzo Tempo” (pagg. 468-469)