martedì 29 agosto 2017
giovedì 24 agosto 2017
Lidia Ravera "Il terzo tempo"
Ma avrebbe ancora avuto, a settant’anni, voglia di
partire senza meta, di viaggiare senza biglietto di ritorno, di innamorarsi
della noia, di trasformarla in qualche forma di neodandismo che le consentisse,
di nuovo, di ammirare se stessa?
Lidia Ravera
“Il terzo Tempo”
(pag. 29)
Avrebbe voluto dirgli che nessuna vita ha davvero
una forma. O forse la scopri alla fine, la forma della tua vita, quando non hai
più tempo per compiacertene o dispiacertene.
Lidia Ravera
“Il terzo Tempo”
(pag. 193)
Per un attimo lottò contro la tentazione di
raccontare a questo gentile signor nessuno la storia della sua infanzia di
velluto, quell’infanzia interrotta dall’epidemia di scelte ribelli che aveva
colpito le anime più luminose della loro generazione.
Lidia Ravera
“Il terzo Tempo”
(pag. 383)
Se sinistra corrisponde a gioventù. Parrebbe
piuttosto naturale decretarne la fine, passati i cinquanta. Il problema è
semmai che non siamo riusciti a contagiare le giovinezze seguenti. Dopo di noi:
tre infornate di giovani dediti alla dissipazione. […]
Dopo di noi sembrano finite le parole, è rimasta
solo la musica.
Ed è inutile continuare ad annusare la landa desolata della
maturità alla ricerca del profumo dell’illusione.
Lidia Ravera
“Il terzo Tempo” (pagg. 468-469)
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recensione
mercoledì 23 agosto 2017
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